VERONA


Verona è una città del Veneto che con i suoi circa 265.000 abitanti è il secondo comune per popolazione della regione e del Triveneto. Capoluogo dell'omonima provincia, Verona è visitata ogni anno da centinaia di migliaia di turisti, molti dei quali stranieri, per la sua ricchezza artistica e le varie manifestazioni annuali, come ad esempio la stagione lirica areniana.
La città deve la propria importanza storico-economica alla sua posizione geografica e al suo assetto idrogeologico. Tra i monumenti più conosciuti della città vi sono l'Arena e la casa di Giulietta.
Situata a 59 metri sul livello del mare, ai piedi del colle San Pietro, la città sorge lungo le rive del fiume Adige, nel punto in cui questo entra nella pianura Padana e forma un caratteristico doppio meandro, ad una trentina di chilometri ad est del lago di Garda.
Anticamente la città è stata punto nodale di ogni sistema di trasporto terrestre e acquatico dell'Italia nord-orientale. Al tempo dei romani, infatti, era il punto di incontro di quattro strade consolari: la via Gallica, la via Claudia Augusta, il Vicum Veronensium e la via Postumia. Ancora oggi Verona costituisce un importante nodo geografico - stradale, ferroviario ed autostradale - in quanto è situata al crocevia tra le direttrici che provengono dall'Italia centrale e nord-occidentale con il passo del Brennero.







  Informazioni utili

La moneta è l'EURO.

Stazione
La stazione di Verona Porta Nuova è situata proprio nei pressi del centro storico, che è raggiungibile con una breve passeggiata.

Mappe
Mappa della città

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L'Arena


  L'Arena

L'Arena è assieme alla casa di Giulietta il monumento per cui Verona è famosa in Italia e nel mondo.
È il terzo anfiteatro romano per grandezza dopo il Colosseo e l'arena di Capua. Può contenere circa 20.000 persone, che si ritiene fosse l'intera popolazione della Verona del I secolo d.C, periodo a cui risale la costruzione del monumento. Era costruita subito fuori dalle mura cittadine, ancora in parte visibili dietro l'anfiteatro, in un grande spazio aperto che, con la costruzione delle nuove mura nel XII secolo, sarebbe diventata piazza Bra.
L'Arena, costruita utilizzando la tipica pietra della Valpolicella in tutte le sue sfumature di rosso e di rosa, come molti monumenti cittadini, subì gravi danni in occasione del terribile terremoto del 1117, in cui crollò l'anello di muro più esterno lasciando quelle quattro fila di archi isolati, la cosiddetta ala dell'Arena, che ancora oggi caratterizzano l'edificio. Molte delle pietre che costituivano questo anello esterno, tutto in pietra e riccamente decorato, furono utilizzate per la costruzione di nuovi edifici. Non è difficile scorgere blocchi di pietra finemente lavorata provenienti dall'Arena, nei muri di palazzi romanici del centro città.
In epoca veneziana, attorno al XVI secolo, l'Arena fu restaurata, motivo per cui oggi essa è in così buone condizioni di conservazione. L'Arena, grazie alla particolare forma ellittica, ha un'acustica perfetta, che permette alla voce dei cantanti d'opera e alla musica, di propagarsi perfettamente al suo interno, cosicché non vi è bisogno di impianti di amplificazione.
Naturalmente non era per assistere a opere o concerti che l'Arena fu costruita. Gli anfiteatri erano infatti il luogo in cui gli antichi romani assistevano alle lotte di gladiatori e ad altri spettacoli cruenti. Il nome Arena, significa infatti "sabbia", e deriva dalla sabbia posta sul fondo dell'anfiteatro e che aveva il compito di assorbire il sangue dei combattenti.

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  La Casa di Giulietta

Lungo l'antico cardo maximus romano, l'attuale Via Cappello, si trova una casa-torre medievale attraverso il cui androne si accede al cortile della casa stessa.
La chiave di volta dell'arco ribassato del portico prospicente il cortile mostra l'emblema della famiglia che vi abitò, un cappello.
Un balcone fa bella mostra di sé sulla facciata dell'annesso corpo di fabbrica trecentesco che si nota sulla destra entrando.
Stiamo parlando della famosissima Casa di Giulietta o dei Dal Cappello, i mercanti di spezie che qui svilupparono le loro dimore dapprima con due torri medievali adiacenti e successivamente con una costruzione più tarda. Il cortile, originariamente, era più grande e non aveva le due addizioni cinquecentesche che ora ospitano un negozio di souvenir ed il foyer del teatro Nuovo, nonché un condominio dei primi anni del Novecento.
Alla fine degli anni sessanta del Novecento fu posta nel cortile una statua in bronzo raffigurante Giulietta con cui i turisti e gli innamorati amano farsi fotografare.

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La Casa di Giulietta


Duomo


  Duomo

Il complesso del Duomo testimonia lo sviluppo del cristianesimo a Verona lungo i secoli, infatti è possibile rintracciare all'interno degli edifici le diverse fasi costruttive.
Sull'area dove molto probabilmente si trovavano le terme romane, nella seconda metà del IV secolo venne eretta la prima cattedrale per volere del vescovo Zeno. Rivelatasi presto insufficiente venne ampliata nel secolo successivo. Le due basiliche paleocristiane sono oggi parzialmente visibili in un'area archeologica situata nel chiostro dei Canonici e sotto la chiesa di Sant'Elena.
Sulla fabbrica di età carolingia, distrutta dal terremoto del 1117, si imposta la pianta dell'edificio attuale che conserva ancora l'impronta romanica nella facciata, con il protiro di Nicolò, e nell'abside.
Tutto l'edificio, soprattutto nell'apparato decorativo delle cappelle all'interno, è frutto di ampliamenti e modifiche realizzati lungo i secoli della dominazione veneziana, tra il XV e il XVIII secolo.

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  Piazza Bra

La piazza più grande della città, come indica il nome che deriva probabilmente dalla parola tedesca breit (ampio, largo) si può considerare il biglietto da visita di Verona.
In uno spazio irregolare delimitato da edifici di varie epoche è accolto un giardino con cedri del Libano, magnolie, abeti ed aiuole arricchite dalla Fontana delle Alpi, rappresentante il legame con Monaco di Baviera e dalla statua equestre del primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II, su di un alto basamento in pietra bianca locale. Un tempo vi era anche una scultura in marmo rappresentante Venezia con il corno dogale che fu smantellata in epoca napoleonica.
Sino alla fine del Settecento la piazza non era così bella, ma si prestava molto bene a parate militari e fiere di vario genere essendo completamente vuota, una zona a ridosso della "città antica" utilizzata per lungo tempo anche come discarica di materiali.
L'edificio più imponente fra tutti e motivo d'orgoglio dei veronesi è l'Arena, l'anfiteatro romano risalente al I secolo d.C. . Costruito all'esterno delle mura romane è tutt'ora in ottime condizioni grazie agli interventi dell'epoca veneziana e viene utilizzato come teatro dell'opera durante l'estate.
Un grande marciapiede, denominato Liston e voluto nel Settecento, collega la via dei negozi con la fine della Piazza verso i cosiddetti Portoni della Bra, gli archi con l'orologio, ed è il classico passeggio per turisti e veronesi.
Sul Liston si affacciano bei palazzi dai tipici colori veronesi come il giallo ocra e il rosso mattone; di varie epoche, dal Cinquecento all'Ottocento, ospitano appartamenti signorili ed uffici. Tra questi, al centro dell'infilata di case, spicca Palazzo Onorj-Guastaverza-Malfatti, edificio rinascimentale progettato da Michele Sanmicheli che segna l'andamento in diagonale del marciapiede. Al piano terra di questi edifici vi sono una serie di bar e ristoranti turistici con tavolini che d'estate vivacizzano la piazza.
La mole del Palazzo della Gran Guardia, eseguito in due tempi tra Seicento ed Ottocento, che ricorda l'austerità degli edifici romani con arcate sorrette da pilastri a bugnato e addossato alle mura comunali merlate, delimita la piazza a sud. Un tempo edificio militare, come ben indica il nome, adesso è un centro congressi.
Chiude la piazza ad est il neoclassico Palazzo Barbieri, dal nome dell'architetto che lo costruì nell'Ottocento in un caldo color ocra, detto anche Gran Guardia Nuova, ora Municipio cittadino, fu l'antica sede dell'Imperial Regio Comando in epoca asburgica.

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Piazza Bra


Piazza delle Erbe


  Piazza delle Erbe

Cuore della città romana e punto di riferimento economico, politico e religioso era il Foro, che corrispondeva all'attuale Piazza delle Erbe. Considerato il cuore della città, era fiancheggiato da edifici dove la politica, gli affari, l'amministrazione della Giustizia, il culto religioso, il commercio del quotidiano, vendere e comprare, avevano la loro sede.
Come dimensioni il Foro della Verona romana corrispondeva esattamente a due "insulae" o isolati in lunghezza e ad uno solo in larghezza (mt. 160x80). Gli isolati romani misuravano 80x80 metri cad. e costituivano quel grigliato di cardini e decumani, che erano le vie della Verona romana e che ancor oggi corrispondono esattamente alle vie del centro storico.
Il Foro seguiva da un lato l'allineamento dell'attuale casa Mazzanti, dall'altro si spingeva fino a via Pellicciai per raggiungere in linea retta la chiesa di San Tomio all'inizio della Via Mazzini.
Della grande piazza rettangolare lastricata furono rinvenuti i resti ad una profondità di circa quattro metri dal piano stradale odierno.
Cosa rimane oggi di romano nella Piazza delle Erbe?
Di tutti gli edifici prospicienti la grande piazza, nulla è rimasto di visibile, solo la fontana al centro della piazza, è composta di "reliquie" della Verona romana. Essa è formata da un grande catino di marmo proveniente dal grande edificio termale che doveva sorgere nelle adiacenze del Duomo e da una statua che la orna, detta ora di "Madonna Verona", già fatta trasferire dal Campidoglio nel Foro nel tardo Impero. Il "Campidoglio" dedicato alla triade capitolina, Giove-Giunone-Minerva, si ergeva maestoso alla testa della piazza dove ora si trova Palazzo Maffei. Infatti nelle cantine del Ristorante omonimo a piano terra si trovano i resti archeologici del basamento del tempio.
Il lato ovest ospitava i grandi edifici della Curia e della Basilica rispettivamente adibiti ad uffici amministrativi e giudiziari.
Sul lato est, dove oggi stanno i porticati sotto cui si aprono bar e negozi, si trovavano i negozi della Verona romana, grandi botteghe di lusso ma anche modeste officine di sarti e lanaioli, di tessitori, verdurai e macellai, tutti con la loro targa pubblicitaria sotto forma di epigrafi incastrate nel muro, riproducenti i simboli della loro attività: specchi e forbici se barbieri, galline ed oche appese a testa in giù se erano pollaioli, e così via. C'erano anche le "poponaie", o bettole, in cui si vendevano cibi cotti di ogni genere, frequentate soprattutto dagli schiavi mentre aspettavano i loro padroni. Seduti su panche, mangiavano pasticcini di farina e formaggio, bevevano vino cotto e giocavano ai dadi. Accanto alle bettole stavano le "tabernae vinarie", rivendite di vino al minuto ed i "thermopilia", bar dove si consumavano bibite calde, vino cotto o idromele.
Nel periodo Comunale sorse prima in legno (1250) e poi in muratura (1301) la Domus Mercatorum come sede delle corporazioni delle Arti e Mestieri, una specie di Camera di Commercio dell'epoca a rappresentare il potere economico della città, mentre proprio di fronte era sorta alla fine del XII secolo la casa del Comune, inglobando la torre della famiglia Lamberti.
La facciata sovrastante il porticato sul lato est della piazza (Case Mazzanti), esibisce una serie di affreschi allegorici risalenti al XVI secolo e restaurati nel 1980. Altri affreschi rimangono sulla facciata di fronte a testimonianza della veridicità che Verona era detta "Urbs Picta" città dipinta.

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  Torre dei Lamberti

La torre deve il suo nome ai primi proprietari, i Lamberti, e molto probabilmente fu il massimo esponente della famiglia, Bozeno de Lamberto, nel 1172 a commissionare il manufatto. Pochi decenni dopo, la torre diviene parte integrante dell'edificio del Comune di Verona, costruitole attorno data la posizione strategica, e venne innalzata più volte sino a raggiungere l'altezza attuale di mt. 83, che la impone come la torre più alta della città.
Nel 1295 è detta delle Campane perchè alla sommità vi erano collocate due campane, il Rengo e la Marangona, utilizzate per regolare la vita pubblica attraverso i loro rintocchi: la prima per le riunioni e in caso di pericolo, la seconda per le attività lavorative.
Sopraelevata a più riprese, è nel periodo veneziano e cioè dalla metà del '400 che viene raggiunta e la sua completezza con un dignitoso coronamento.
L'opera di muratura presenta nella parte inferiore corsi alternati di tufo e mattoni, tipica del romanico veronese; al centro si impone l'uso del cotto, mentre la sommità è impreziosita da una cella campanaria ottagonale in pietra bianca, tipica di molti campanili veneziani. Al di sopra dell'arcata maggiore delle trifore, sono collocati gli stemmi del Podestà e del Capitano veneziani.
Atta a svolgere una funzione difensiva, fu anche carcere, come le altre torri che ancora si notano nella zona. L'orologio, fronte Piazza Erbe, risale alla fine del 1700 quando venne a mancare quello della Torre del Gardello.

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Torre dei Lamberti


Piazza dei Signori


  Piazza dei Signori

Piazza dei Signori è a ragione soprannominata il "salotto di Verona", per la sua bellezza, i suoi scorci e gli splendidi palazzi che vi si affacciano.
Lungo i secoli del Medioevo si è andata sviluppando, divenendo poco a poco il luogo di rappresentanza del potere civile, in netto contrasto con la limitrofa Piazza delle Erbe, che assumeva nel frattempo una funzione prevalentemente commerciale.
In epoca romana, qui si era nelle immediate vicinanze dell'antica Piazza del Foro, come testimoniano resti di lastricato stradale in marmo rosso di Verona e brani di mosaici, appartenuti a edifici pubblici e privati, messi in luce negli scavi degli ultimi trent'anni, sotto i palazzi adiacenti.
Alla fine del XII secolo fu costruita la prima sede del Palazzo del Comune, dal caratteristico paramento murario a conci alterni di tufo e mattoni, dalla pianta quadrata e con quattro torri angolari, di cui oggi sopravvivono la Torre dei Lamberti e il cosiddetto "torrazzo" che aveva il prospetto principale su Piazza delle Erbe.
Lungo i secoli, assunse svariate funzioni, prevalentemente durante la dominazione veneziana, quando divenne luogo dell'amministrazione della giustizia, assumendo il nome di Palazzo della Ragione, ospitando anche gli uffici dei notai oltre che dei giudici, ma pure uffici fiscali e daziari, come quello del sale. Nel cortile interno, detto di Mercato Vecchio, c'era il mercato di farine e granaglie.
Il palazzo del Comune, poi della Ragione, è dunque il più antico edificio della piazza: proseguendo in senso antiorario si può osservare lo sviluppo cronologico dei successivi palazzi.
Tra XIII e XIV secolo vennero eretti i palazzi scaligeri, che diedero poi la forma e il nome alla piazza stessa: tali edifici furono le prime dimore dei signori di Verona. Il primo palazzo, edificato da Cansignorio della Scala (metà XIV secolo) sulle fondamenta di quello del capostipite Alberto I, fu trasformato in epoca veneziana in Palazzo del Capitano Veneto.
Lungo il lato breve, si trova quello che secondo la tradizione fu la reggia di Cangrande I della Scala, poi sede del Palazzo del Governo e del Podestà, e ospita oggi la sede della Prefettura e gli uffici di rappresentanza della Provincia.
Sul lato sinistro della piazza si affaccia il Palazzo del Consiglio, con la splendida Loggia rinascimentale, costruito come nuova sede per le riunioni del Consiglio cittadino nell'ultimo ventennio del XV secolo, primo esempio di architettura compiutamente rinascimentale nel Veneto. Completa la piazza la facciata seicentesca della Domus Nova, o casa dei Giudici, ricostruita dopo un rovinoso incendio.
Al centro della piazza si erge solenne il monumento a Dante Alighieri, motivo per cui la piazza è detta dai veronesi anche piazza Dante. La statua, lì collocata nel 1865, ricorda il desiderio di unità e indipendenza della popolazione di allora, e la presenza del sommo poeta a Verona, ospite dei signori della città, durante il suo esilio.

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  Castelvecchio

Castelvecchio ed il suo splendido ponte fortificato, oltre ad essere il più importante monumento militare della Signoria Scaligera è oggi, per Verona, fattore decisivo nello spazio urbano e paesistico.
Quando fu costruito da Cangrande II della Scala, nel 1354, si chiamava Castello di San Martino in Acquaro, dal nome della chiesetta preesistente che fu poi inglobata all'interno del castello. Fu chiamato Castelvecchio, quando, dopo la costruzione del "nuovo" castello visconteo sulla sommità del colle di San Pietro (1398), esso divenne "vecchio".
Castelvecchio fu concepito come roccaforte all'interno della città, non tanto contro un pericolo esterno quanto contro il pericolo interno che poteva venire dalle lotte in seno alla famiglia Scaligera e dunque da possibili sollevamenti della popolazione contro Cangrande stesso. Cangrande II fu ucciso infatti dal fratello Cansignorio, il quale, nel 1370 confiscò le terre della Campagnola, al di là del ponte, dove ora sta L'Arsenale Austriaco, per farne il giardino del castello, a conferma quindi che in seguito il Castello ebbe un utilizzo residenziale e ciò è confermato dalla decorazione interna ad affresco della parte trecentesca.
Con la dominazione veneziana della città di Verona (1405-1797) il castello divenne dapprima un deposito di congegni bellici poi sede di accademia di ingegneria militare. Una radicale trasformazione avvenne con i francesi: dapprima il castello servì ai rivoltosi delle Pasque veronesi, poi le torri furono mozzate dall'esercito occupante e Napoleone aggiunse una caserma lungo i tre lati della piazza d'armi, ma fu poi realizzata solo nella parte verso il fiume e Palazzo Canossa.

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Castelvecchio


Il Ponte Scaligero


  Il Ponte Scaligero

Il ponte scaligero, portato a termine nell'arco di tre anni, fra il 1354-56, altra funzione non aveva se non quella di assicurare una via di fuga dal Castello verso la campagna e la Germania, dove regnava il genero di Cangrande II, Ludovico il Bavaro.
È stato definito "un arco di trionfo su una via d'acqua" questo ponte a tre arcate di ampiezza diversa poggiante su piloni pentagonali rostrati. Prodigiosamente ardita è l'arcata di destra con i suoi 50 metri di luce, a cui seguono i 29,15 metri ed i 24,11 delle altre due.
La sua robustezza consentì al ponte di attraversare indenne cinque secoli di storia e le più dure piene dell'Adige. C'era una torre anche all'estremità opposta del ponte, verso la Campagnola, ma fu distrutta dai francesi nel 1802.
Un restauro del ponte fu eseguito in periodo austriaco, e due lapidi ne ricordano la data, 1824, ed il nome di chi lo fece eseguire: Francesco I d'Austria. Il 24 Aprile del 1945 anche questo ponte saltò, come tutti gli altri ponti della città, a causa delle mine tedesche e solo nel 1951 ritrovò la sua attuale bellezza.

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  Ponte Pietra

Il Ponte Pietra, posto in uno degli scorci più scenografici della città, è una delle principali testimonianze dell'antichità, costruito già agli inizi del I secolo a. C., probabilmente su un precedente passaggio ligneo già in uso prima dei Romani. Questo dimostrerebbe il fatto che il suo orientamento non sia in asse con il reticolo urbano romano.
Era definito dagli antichi Pons Lapideus per distinguerlo dal Pons Marmoreus, il Ponte Postumio: attraversavano il fiume Adige in una delle sue anse principali e collegavano la città alla collina su cui si ergeva il monumentale complesso del Teatro. La loro posizione non casuale permetteva di collegare l'originario tracciato dell'antica via Postumia proveniente da est con la città romana posta all'interno dell'ansa fluviale.
Lungo i secoli l'impianto romano, ravvisabile ancora nelle due arcate e nelle relative pile in opera quadrata verso sinistra Adige, ha conosciuto varie vicende, distruzioni causate da piene e terremoti e relative ricostruzioni. Una di queste è da datare all'inizio della signoria scaligera, quando Alberto I della Scala, sullo scorcio del XIII secolo, ripristinò l'arcata in destra Adige e aggiunse la casa-torre adiacente. Le due arcate centrali, invece, sono frutto di un rifacimento degli anni venti del XVI secolo.
L'attuale costruzione è frutto di una risistemazione realizzata tra gli anni 1957 e 1959, assemblando i blocchi di pietra recuperati dal fondo del fiume. Nel 1945, infatti, i tedeschi in ritirata alla fine del secondo conflitto mondiale, avevano minato tutti i ponti sull'Adige.
Presenta una struttura a cinque arcate, misura circa 95 metri di lunghezza e 4 di larghezza. Si compone di diversi materiali: calcare rosso ammonitico locale, riferibile al periodo romano, mattoni per il periodo medievale.

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Ponte Pietra


Le Arche Scaligere


   Le Arche Scaligere

Nel 1277 la famiglia della Scala sale al potere per volere del popolo, iniziando quella dinastia che manterrà il suo dominio sino al 1387.
I primi signori sviluppano le loro dimore, progressivamente, in un'area strategica nelle vicinanze del Comune, creando un magnifico polo laico al cui interno spiccano le Arche, i sepolcri degli scaligeri, vero gioello d'arte gotica. Sfruttando la preesistenza della piccola ma suggestiva chiesa romanica di Santa Maria Antica, risalente al VII secolo, che diverrà la cappella palatina dei della Scala, si volle creare un sepolcreto tra le dimore scaligere e la chiesa stessa che desse lustro alla famiglia e si notasse per bellezza ed imponenza.
All'inizio l'architettura delle tombe si ispirava alla semplicità romana, come si nota da quelle terragne con coperchio ad antefisse per lo più prive di epigrafi, in pietra locale e decorate semplicemente dallo stemma di famiglia - all'interno del recinto in ferro battuto voluto dall'ultimo scaligero Antonio - mentre le successive avranno carattere celebrativo e quindi saranno ricche di decorazioni.
La morte improvvisa di Cangrande I nel 1329, porterà il nipote Mastino II a far erigere un vero e proprio monumento che incornicerà l'ingresso laterale della cappela di famiglia. L'arca è composta da una cassa arricchita dalla scultura giacente del signore e coperta da piramide tronca alla cui sommità svetta la copia della statua equestre rappresentante il grande cavaliere.
Nel 1351 si iniziano i lavori per l'arca di Mastino II. La tomba del nipote è però più ambiziosa rispetto alla precedente e, posta all'interno del recinto a fianco della chiesa, consta di pilastri, colonne ed un alto baldacchino decorato da pinnacoli ed edicole; sulla cima ancora il signore a cavallo, copia anche questa, l'originale si conserva in Castelvecchio.
La terza arca in elevazione è quella del figlio di Mastino II, Cansignorio, che commissionò la sua tomba nel 1375, poco prima di morire. L'iconografia è analoga agli esempi precedenti ma la ricercatezza delle decorazioni e l'imponenza architettonica ne fanno un complesso di primissimo ordine, tant'è che molti viaggiatori stranieri ne rimasero incantati prendendola a modello per un loro mausoleo.
Da citare, infine, l'arca pensile in stile veneziano di Giovanni della Scala, morto nel 1359, che si trova dietro la chiesa.

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  Porta Nuova

La Porta rinascimentale detta "Porta Nuova" dà accesso all'omonimo corso che, suddiviso oggi in quattro corsie di traffico, conduce alle due arcate nelle mura comunali che aprono alla Piazza Bra.
Assieme alla Porta Palio ed a Porta San Zeno furono edificate contemporaneamente alla riedificazione delle nuove mura, dopo la triste esperienza della guerra di Cambrai, che vide Venezia perdere i suoi domini di terra, fra cui Verona. Dopo il 1518, quindi, la Dominante ricorre all'opera di alcuni fra i più illustri architetti del tempo per adeguare le difese delle città riconquistate.
La Porta Nuova, così come la Porta del Palio, apriva al futuro la grande via di accesso verso una Piazza Bra che si avviava così ad essere il nuovo polo di riferimento della città, nuovo centro politico ed economico, anticipando e promuovendo quello sviluppo che si realizzerà concretamente solo qualche secolo dopo.
L'architettura maestosa della Porta Nuova esibisce nella facciata verso la città un fornice centrale incorniciato da doppie colonne bugnate a sostegno di un timpano triangolare ed di una architrave decorata con i motivi classici delle metope, triglifi e bucrani, mentre nella facciata verso la campagna aggiunge una testa di Giove Ammone in chiave d'arco e mantiene il bugnato rustico delle pareti a significare la robustezza ed il carattere militare dell'opera.

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Porta Nuova


Via Mazzini


  Via Mazzini

Via Mazzini, una delle più antiche e prestigiose strade pedonali d'Europa, voluta realizzata nel trecento per collegare piazza Bra e piazza delle Erbe.
È la via dello shopping per eccellenza, su cui si affaccia una ininterrotta sequenza di eleganti negozi delle maggiori griffe italiane ed internazionali.
Alla confluenza con via Mario Alberto, dove un tempo esisteva una fonderia di campane e oggi una farmacia, merita particolare attenzione la Loggia Arvedi. L'edificio, uno dei migliori esempi di neoclassicismo veronese nell'edilizia privata, sorse nel 1816 sull'area di un fatiscente palazzo per desiderio del fabbricante di seta Gian Antonio Arvedi, su disegno dell'architetto Barbieri. La facciata ha il corpo centrale leggermente avanzato con pareti bugnate; il piano terreno si articola in tre archi centrali con protomi leonine nelle serraglie laterali e testa di Mercurio in quella centrale. Al primo piano si apre la loggia con colonne ioniche e balaustra: essa ha pianta ellittica e pareti bugnate. L'edificio è concluso da un timpano entro il quale è alloggiato un altorilievo raffigurante Ercole che lotta contro il leone Nemeo.

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      Enrico Orizio - www.ericviaggi.altervista.org